
Erano anni che volevo visitarla, me ne parlavano tutti. Ma visto che è a poco più di un’ora da casa mia dicevo sempre : “C’è tempo”. Poi, un fine settimana in cui avevamo bisogno tutti e due di “staccare”, mi sono decisa e ho prenotato. Siamo partiti un venerdí sera, per goderci il sabato che si preannunciava soleggiato e mite (un inverno straordinario…). Non mi aspettavo assolutamente di trovare tanti tesori racchiusi in un’unica minuscola cittadina di provincia…
Un po’ di storia :
Cahors affonda le sue radici nella storia di Roma (mi piace ripetere : “tanto per cambiare”), Giulio Cesare ne fa perfino menzione nel De bello gallico : Divona Cadurcorum o Civitas Cadurcorum, da cui Cadurcum e infine Cahors. Ma per essere intellettualmente onesti, si tratta in origine di un villaggio celtico in cui si venerava Divona, la Dea celtica delle Acque.
-
La “fontaine des chartreux”, antica fonte sacra della Dea celtica delle acque Davona.
La città gallo-romana prospera fin dal I°sec.d.C. grazie al suo acquedotto e al commercio di stoffe e vini.
-
Putroppo, i numerosi saccheggi in epoca medievale portano alla scomparsa della città gallo-romana, della quale oggi non restano che rovine.
- La città ritrova un periodo di prosperità nel periodo avignonese grazie ad uno dei suoi figli, Jacques Duèze (circa 1245-1334), diventato Papa col nome di Giovanni XXII nel 1316. Tra il XII° e il XIV° secolo Cahors prospera grazie alle banche (la maggior parte della Lombardia), alla vita religiosa (favorita dagli scambi con Avignone) e al vino : Giovanni XXII fa venire da Cahors ad Avignone i migliori viticultori per produrre lo “Châteauneuf du pape“. La presenza del fiume Lot favorisce gli scambi commerciali verso l’interno, ma Cahors esporta molto in Inghilterra. Un’Università viene fondata dal papa stesso nel 1331.
- Verso la fine del Rinascimento, indebolita dalla Guerra dei 100 anni (1337-1453), la città comincia un lento declino : Bordeaux le ruba a poco a poco il primato dei vini.
La Controriforma, nel XVII° secolo, riporta un po’ di ossigeno alla città, i cui edifici sono dotati di porte in legno scolpito, scalinate e finestre decorate. Ma la gioia è di breve durata e il declino non si arresta : perfino l’Università viene chiusa nel 1751.
L’arrivo della ferrovia nel 1869, dopo la Rivoluzione Industriale, collega la città a Parigi e Cahors conosce un secondo momento di prosperità : rimangono molte testimonianze della Belle Epoque nelle vie principali della città. Un’opera di riqualificazione del centro storico ed una vasta promozione turistica, incentrata soprattutto sul vino e la gastronomia, hanno fatto di Cahors una meta turistica di prim’ordine in questi ultimi anni.
I punti forti (e quelli meno forti):
Probabilmente nota principalmente per il suo vino, Cahors offre in realtà molto al turista appassionato di storia, soprattutto di architettura medievale. Fra l’altro, la città è attraversata dal cammino verso San Giacomo di Compostella. Purtroppo, le tracce della civilità romana sono state quasi interamente distrutte o permangono in proprietà private e non sono visitabili, a parte la fontana della Dea Davona, appena fuori dal centro. Ma Cahors è anche una città dove la qualità della vita è molto alta ed è sede di una tradizione gastronomica assolutamente notevole.
Uno dei punti deboli della città può essere il trasferimento dell’Università a Toulouse : i giovani sono ormai obbligati a lasciare la loro splendida cittadina per effettuare i loro studi altrove…
Cosa c’è da vedere :
Cahors resta molto medievale : le vecchie mura di cinta, il ponte Valentré, gli edifici del centro storico che conservano intatta il loro fascino…

Square Olivier-de-Magny
Innanzitutto vi consiglio di scaricare la piantina della città (in giallo il centro storico) e la sua legenda (le principali attrazioni sono numerate)* :
Il primo consiglio che posso darvi è quello di lasciare la macchina in uno dei tanti parcheggi sotterranei del centro, vicino al teatro (io ho fatto cosí). Lungo il Boulevard Léon Gambetta, che attraversa il centro da nord (appena dentro le mura) a sud (fino al ponte Louis Philippe che attraversa il fiume Lot), ce ne sono diversi.
Io ho iniziato la mia visita da les Halles, ovvero il mercato coperto : essendo giorno di mercato (che adoro !) ne ho approfittato per fare un giro fra le bancarelle e per visitare la cattedrale di Saint-Etienne. Edificata fra l’XI° e il XII° secolo e classificata patrimonio UNESCO come tappa del cammino di San Giacomo di Compostella, mostra oggi purtroppo i segni del tempo, anche se i lavori di restauro procedono per riportarla agli antichi splendori. Potete ammirarla nella photogallery qui sotto, in cui ho inserito qualche didascalia esplicativa :
Proseguendo verso nord per le viuzze del centro, arriviamo fino a place de la Libération : chiamata place du Change nel XIII°secolo, i commercianti vi tenevano banco e praticavano l’usura, educati dai banchieri lombardi con cui facevano affare. La piazza ha cambiato nome più volte, in seguito : place de la Leigne (dai mercanti di legno) e poi place des mazels (dai mazellé = antico termine che indicava i macellai, che vi vendevano la carne di second’ordine) e infine place des petites boucheries, che conservó il suo nome fino alla Seconda Guerra Mondiale. Questa piazza fu anche teatro della guerra fra gli abitanti della città, cattolici, e gli ugonotti nel 1580.
In questa zona del centro, gli edifici portano i segni delle architetture del XVII°, XVIII° e XIX° secolo nelle finestre, nei portali e nelle scalinate interne. Ecco qualche foto :
Proseguendo verso nord, imboccando la rue château du roi, si arriva nel quartiere degli Soubirous (= le vie sopra), con i suoi edifici medievali, fra cui spiccano il palazzo della famiglia Duèze, a cui apparteneva Giacomo, papa nel 1316 sotto il nome di Giovanni XXII°, e, propio di fronte, la chiesa di Saint-Barthélémy, già citata nel 1237 con il nome di Saint-Etienne-des-Soubirous e da lui restaurata. Del complesso di Palazzo Duèze, edificato nel 1320, restano oggi la torre di 34 metri ed una casa à pans de bois. Ecco una photogallery qui sotto, in cui ho inserito qualche didascalia esplicativa :
Dalla place Lafayette potete proseguire lungo rue de la Barre fino alle antiche mura della città, che chiudono l’accesso alla penisola a nord. Qui in place Lucterius, l’ultimo capo gallo di Cahors a resistere a Giulio Cesare (ebbene sí, non fu Vercingetorige…), si erge la tour des pendus (= torre degli impiccati) a protezione della porta della città e al chiostrino dei Crociati, dove crescono piante che si dicono importate appunto dalle Crociate come il mirto, la rosa di Damasco, il pesco e l’agapanthus…Ecco qualche foto :
Ritornando verso sud, vi consiglio di camminare con il naso per aria per ammirare tutti i particolari degli edifici, in special modo le finestre e gli archi camuffati dai restauri ma ancora visibili nelle foto qui sotto :
Proseguite poi lungo il fiume, sul quai Champollion, ammirate le vecchie ville di città ed arrivate all’orologio monumentale, da cui potete rientrare nel centro.
Dall’altro lato del Lot si trova il vecchio mulino De Coty :
A questo punto, vi aspetta la più grande attrazione della città : il ponte Valentré (foto di testa e in basso a destra), o del Diavolo (che novità !). Si trova all’opposto del centro storico, a 180° rispetto al mulino De Coty, quindi bisogna avere una buona voglia di camminare o, come vi suggerisco io per il seguito, prendere la macchina (se potete).

Il ponte e le sue vigne, accessibili dall’ingresso lato città.
Iniziato nel 1308 affinché divenisse la fortezza che controllava l’ingresso alla valle del Lot e alla città di Cahors, i lavori furono lunghi, a causa della mancanza di finanziamenti e delle molteplici vicissitudini politiche della regione (tipo la Guerra dei Cent’Anni), che rallentarono i lavori. Una grande fonte di finanziamento per il ponte erano le gabelle, fissate in funzione delle mercanzie che si voleva far transitare. Ciononostante, pare che il ponte sia stato terminato nel 1389. Come ogni ponte che si rispetti, anche questo ha la sua leggenda : tanto per cambiare, il diavolo ci avrebbe messo lo zampino. L’opera era infatti titanica, per l’epoca, soprattutto se si considerano le correnti del fiume Lot. L’architetto (sconosciuto) fece dunque un patto con Satana, promettendogli in cambio della costruzione del ponte la sua stessa anima. Classico. Ma riuscì a beffarlo sul finale (come al solito) grazie ad uno stratagemma : per vendicarsi, il Diavolo boicottò la fine dei lavori. Per questo la pietra angolare che doveva completare la torre centrale non poté mai essere fissata : Satana andava a rubarla ogni notte ! Per questo alla fine gli operai decisero di porre al suo posto una statua di Satanasso stesso, ancora visibile oggi (ma non dal mio obiettivo quella sera…). La città di Cahors era all’epoca circondata di vigne : il vino di Cahors era conosciuto ovunque e rivaleggiava con quello di Bordeaux. Ma il gelo del 1956 ed un’infezione di phylloxera distrussero quasi tutti i vigneti.
Ho volutamente lasciato per ultima la chicca, la perla della visita, la meraviglia che dà il nome alla città : la fonte di Davona. Non solo è molto raro trovare vestigia celtiche, ma trovarle intatte è quasi un miracolo.
La fonte era considerata all’epoca gallo-romana come sacra, come testimoniano le numerose monete risalenti al 27 a.C. fino al 54 d.C. che vi furono ritrovate (probabilmente ex voto). Nel Medioevo sorse qui un mulino, finché la fonte fu donata alla certosa di Cahors nel 1362. Nel 1880 il Comune di Cahors utilizza la fonte per alimentare l’acqua potabile della città. Ecco qualche foto :
Dove mangiare :
A mio avviso il miglior ristorante di Cahors è “Le Balandre”, il ristorante dell’hôtel “Terminus”, vicino alla stazione (come suggerisce il nome : terminus = capolinea), talmente di livello che ho deciso di dedicargli un articolo a parte (clicca qui).
Dove dormire :
La mia scelta non fu tra le migliori : in occasione della mia prossima visita la mia scelta cadrà sicuramente sul “Terminus”, che fra l’altro ha un parcheggio (piccolo, meglio prenotarlo). Potete ammirare la struttura nell’articolo a parte che ho realizzato (clicca qui).
Cosa comprare ?
Naturalmente il vino ! Quello della regione è rosso e piuttosto corposo, pare. Posso suggerire lo Château des Roches, prodotto in una casa vinicola independente (naturalmente !) a Preyssac : intenditori affidabili me ne hanno parlato bene. I proprietari, insegnanti in pensione, hanno da poco fermato la produzione, quindi se volete approfittarne vi conviene non tardare troppo.
In zona potete trovare anche il foie gras (per coloro a cui piace) e il tartufo : quello tipico della zona è quello nero (anche perché quello bianco ce lo abbiamo solo noi…), ma qui è quello più caro e più pregiato di Francia. Potete grattarlo su una buona pastasciutta oppure, più alla francese, in una bella omelette (= frittata), da cuocere lasciandola un po’ morbida.
Buona visita !
*Si ringrazia la Photothèque Ville de Cahors.
Rispondi